venerdì 28 agosto 2015

Tante novità


Ciao a tutti! Mi scuso innanzi tutto per la lunga assenza, ma sono successe tante cose in un arco di tempo alla fine molto breve. Innanzi tutto mi sono laureata a marzo, cosa di cui sono molto felice e soddisfatta, ed ho iniziato un nuovo percorso di studi in vista della laurea magistrale.



Quanto alla malattia, anche qui ci sono molte novità, che presto vi racconterò dettagliatamente, però vorrei prima scrivere qualche riga su una cosa che ancora qui non è comparsa: la mia storia.

Una sera, quando avevo 15 anni, mi sono alzata per andare a dormire e quando ho guardato in basso le mie gambe erano gonfie in modo davvero preoccupante. Parlo di caviglie grandi più del doppio del normale, con un gonfiore che arrivava fino alle ginocchia. I miei genitori, visibilmente preoccupati, hanno chiesto consiglio al medico di famiglia, che nel giro di pochi mesi ci ha fatto andare dai più svariati specialisti: per l'angiologo ero solo grassa e reagivo così al caldo, per l'ecografo era solo un accumulo di grasso nei polpacci, per il cardiologo stavo benissimo, le analisi non avevano niente che non andava. L'angiologo disse pure che se avessimo voluto essere più scrupolosi si sarebbe potuta fare una lingoscintigrafia, ma a che pro infilarsi degli aghi nei piedi? Beh, purtroppo da bambina paurosa che ero, fui erroneamente d'accordo. Mi fecero prendere un diuretico per dare la parvenza di avermi dato una terapia, ma non cambiò nulla, a parte le mie frequenti soste al bagno. Dopo questo giro lungo, estenuante e senza risposte il gonfiore si è preso un periodo di pausa: dai 16 ai 20 anni circa ho avuto sempre le gambe un poco pesanti, ma potevo persino permettermi di portare una gonna senza attirare gli sguardi.
Il resto è successo poi molto in fretta, a dire il vero: anche se non avevo mai sperato che il gonfiore sparisse del tutto, mi colse comunque alla sprovvista il drastico peggioramento ci fu durante l'estate dei miei 20 anni: ogni sera avevo le gambe gonfissime e tesissime, tanto che non riuscivo più a stare seduta per più di un'ora. Ho dovuto rimandare un esame perché dovevo andare spessissimo a letto e non riuscivo a studiare per il fastidio.
Ormai adulta, cosciente della situazione e determinata a dire basta a quella tortura e a quelle gambe orribili, feci una lunga ricerca su internet che mi portò al sito www.soslinfedema.it, il quale sembrò finalmente darmi qualche indizio, se non risposta. Parlava di quell'orribile male che è il linfedema, c'erano persone messe molto peggio di me, che quelle orribili gambe gonfie le avevano da decenni. E non c'era cura.
Prenotai una visita da un nuovo angiologo, al quale spiegai la situazione. Anche lui mi disse che non c'era niente che non andasse. Ma io ero pronta a non cedere, stavolta: gli spiegai la gravità del gonfiore successiva al pomeriggio e gli feci il nome del linfedema sperando di accendere una qualche lampadina sulla sua testa. Fu allora che, dopo i "non so che dirle", i "ma saranno gli ormoni" o, peggio ancora, gli atteggiamenti da scettici dinanzi ad una probabile ipocondriaca con un po' di pesantezza dovuta al caldo, mi presi anche della saputella che "con internet crede di poter fare il lavoro del medici".
Dopo la mia insistenza, il medico decise in ogni caso di volermi rivedere, di sera, di modo da poter vedere di persona questi edemi serali. Finalmente li vide e qualcuno mi disse che avevo ragione, che gli accumuli di liquido c'erano. Mi prescrisse una linfoscintigrafia. Non c'è nemmeno da dirlo che avevo timore di quell'esame, anche se forse più degli aghi tra le dita dei piedi che non della radioattività ^^
Arrivarono i risultati e la sitazione non era confortante: da immobile il liquido non saliva affatto, mentre dopo un bel po' di cammino sul posto una gamba riusciva a farlo risalire fino all'inguine, mentre l'altra si fermava alla caviglia. L'angiologo mi diagnostica quindi un linfedema bilaterale primario agli arti inferiori, mi prescrive delle sedute di pressoterapia e bendaggi e infine delle calze elastiche di II classe a gambaletto. La sera stessa in cui tolsi gli ultimi bendaggi feci una doccia veloce di 10 minuti visto che avevo le gambe fasciate da settimane e le caviglie riuscirono già a rigonfiare in quel breve lasso di tempo. Lo feci presente e mi dissero che avrei dovuto comprare una macchina per la presso terapia e farla giornalmente. Insomma, storia finita, quella era e quella rimaneva. Un bel po' di duri colpi con un passaggio repentino al non sapere e sperare al sapere e non sperare più.
Beh – direte voi – e il lipedema? Adesso ci arriviamo. Perché dopo aver fatto pressoterapia, bendaggi e messo le calze, mi sembrava ancora troppo poco efficiente ed informato il personale medico che mi seguiva e che voleva rivedermi una volta l’anno. Quindi perché non seguire fino in fondo quel sito che era stato la mia salvezza e che già mi aveva dato ottimi consigli e risposte? Prenotai una visita dal dottor Sandro Michelini all’ospedale San Giovanni Battista di Roma per i primi di dicembre. Ebbene: spiegai tutto al dottore, il quale mi visitò e vide subito dall’ecografia, oltre che dalla mia storia, che il mio era un lipedema al II stadio, il quale aveva causato un linfedema secondario. I segnali erano innanzi tutto questi: la comparsa con la pubertà, la pausa che il gonfiore si era preso durante gli anni della crescita (nel momento in cui, quindi, il tessuto adiposo accumulato si era disteso e non premeva più sui vasi linfatici), la fascia adiposa non morbida visibile dall’ecografia. Come ho già precedentemente accennato, il dottore mi prescrisse delle sedute di Linfodrenaggio manuale, Onde d’urto, Cavitazione e Mesoterapia con Lymdiaral e inoltre l’assunzione di Liquipef e Lymdiaral gocce.
Ed eccomi qui, che ancora mantengo il sorriso e l’ottimismo che avevo sul volto quando uscii da quello studio ormai tre anni fa. Perché dopo tre anni ho finalmente iniziato con le terapie prescrittemi a Roma. Ma di questo, diceva una proverbiale citazione delle migliori serie televisive, vi racconteremo nella prossima puntata :3

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